Il ´Miracolo´, una delle opere più importanti e significative di Marino Marini, è stata prelevata dall´atrio del Palazzo Comunale di Pistoia e trasferita nel laboratorio Salvadori Arte, per il restauro conservativo, che durerà circa due mesi ed avrà un costo di 10 mila euro, interamente finanziato dal nostro Club. Si tratta di un intervento molto significativo che rappresenta una tappa di avvicinamento al 2017, anno nel quale Pistoia sarà Capitale italiana della cultura. L´opera in bronzo, conservata nell´atrio del Palazzo comunale dal 1979, ha necessità di un restauro poiché esposta da oltre trent´anni agli agenti atmosferici. La scultura monumentale in bronzo, realizzata negli anni 1953/54, ritrae un cavallo nell´atto di disarcionare il cavaliere dopo essersi imbizzarrito per un evento improvviso ed è stata donata alla città da Marino Marini nel 1975.
Descrizione dell´opera:
La scultura monumentale Miracolo è stata realizzata da Marino Marini negli anni 1953/54. Il gruppo equestre è il soggetto più conosciuto dell´opera dell´artista, che ha iniziato a lavorarci fin dagli anni Trenta e può essere vista come un vero e proprio simbolo. Infatti, Marini ha affermato che “c’è tutta la storia dell’umanità e della natura nella figura del cavaliere e del cavallo, in ogni epoca. E’ il mio modo di raccontare la storia. E’ il personaggio di cui ho bisogno per dare forma alla passione dell’uomo (…)”.Tutte le opere denominate Miracolo compaiono nel lavoro dell´artista dopo aver vissuto la tragedia della guerra, durante la quale Marino ha potuto vedere gli orrori e la devastazione che questa ha lasciato. Egli stesso descrive così i suoi miracoli: “Il cavaliere diventa sempre più incapace di padroneggiare il suo cavallo, e la bestia, nella sua ansietà sempre più feroce, si rende rigida invece di impennarsi. Credo sul serio che andiamo incontro alla fine del mondo”.Con queste forme dissolte, estremamente drammatiche, Marino dispiega un’ansia tutta di origine etica per la condizione umana. Dice infatti: “Ad un certo momento l’idea parte fino a distruggersi. Questa idea infuocata, la poesia di questo cavaliere che ad un certo punto si rompe, vuol andare in cielo, non sta più bene né sulla terra né in cielo, vuol bucare la crosta terrena o vuole addirittura andare nella stratosfera, ma non vuole stare tranquillo sulla terra in mezzo agli uomini che non sono più tranquilli, che sono diventati dei matti. Tenta di scappare: o buca la crosta terrestre o esce fuori nello spazio e finisce per distruggersi per essere addirittura distrutto da questa idea… questo è il periodo della tragedia ancora un po’ umana; poi, da ultimo la tragedia c’è ma non è quasi più umana: il cavaliere è diventato un fossile”.