Nascita e obiettivi del progetto
Nel 1999 Torello Lotti , presidente del club Marino Marini e segretario generale della International Soc. of Dermatology, venuto a conoscenza della reale entità del problema ebbe i primi contatti con la dottoressa inglese Barbara Leppard, che da anni dava il suo enorme contributo alla causa degli albini in Tanzania.
Lotti ricercò ed acquisì la totale collaborazione del Rotary club di Moshi in Tanzania e nacque così il progetto rotariano “Albini d’Africa”.
Gli obiettivi che si pone il progetto sono quelli di offrire il massimo aiuto a chi lavora con enorme altruismo per questa causa. I bisogni primari si possono riassumere brevemente in pochi punti: abiti protettivi, occhiali da sole e da vista, creme protettive, strumentazione medica specifica.
Abiti protettivi e occhiali da sole:sembra una protezione primaria banale e scontata ma non in luoghi dove tutti vivono naturalmente con il massimo della cute esposta al sole , e dove non è facile reperire ed acquistare indumenti ed accessori che per noi sono alla portata di tutti.
Creme protettive:proprio in quelle regioni cresce una pianta , l’Aloe barbadensis da cui si ricava un gel fortemente protettivo contro l’irradiazione solare . L’aloe può essere coltivata e lavorata in loco in modo da abbassare fortemente i costi di acquisto.
Strumentazione specifica:sono macchine costose che possono combattere e guarire i cancri cutanei e i tumori della pelle.
Educazione e informazione:informare le famiglie e la popolazione sulla natura dell’albinismo per cancellare false credenze, paure e l’isolamento sociale. Insegnare quei comportamenti igienici e di protezione personale che sono alla base della possibilità di condurre una vita normale pur in un ambiente (clima) ostile cambiando radicalmente la loro aspettativa di vita e di salute.
I problemi degli albini
Perché è nato albino?
Un albino nasce da genitori che hanno entrambi un gene per l’albinismo ( vi è una probabilità su quattro ).
I problemi di un albino africano sono amplificati proprio della latitudine : un albino non può esporsi tranquillamente ai raggi solari, figuriamoci al sole implacabile dell’ Africa!
Il piccolo albino africano se vive e cresce senza adeguata protezione è destinato alla cecità e ad una morte precoce.
Già all’età scolare avrà subito danni irreversibili : la sua pelle, continuamente scottata dal sole, è diventata anelastica, rugosa, cheratosica.
Pochi anni più tardi compariranno i primi cancri cutanei e danni oculari fino alla cecità. La crescita dei tumori porta rapidamente alla morte.
Ignoranza e superstizioni non aiutano certamente la loro vita sociale, essi appaiono innaturalmente bianchi, diversi dagli altri bambini e perciò sono spesso isolati socialmente.
Chi entra in contatto con un albino si pone naturalmente la domanda : perché è bianco?
Fino a poco tempo fa , ma anche ora, si davano risposte che colpevolizzavano la madre e la famiglia : la madre ha avuto rapporti con un bianco ? … ha avuto rapporti durante il periodo mestruale ( tabù per molti )? … ha mangiato cibi proibiti in gravidanza ? gli spiriti cattivi sono entrati nella famiglia ? I neonati albini in certe zone venivano uccisi perché figlio del demonio .
È chiaro che queste credenze condizionano la vita già difficile del bambino albino.
Quanti sono gli albini?
L’albinismo è stranamente molto più frequente nell’africa subsahariana che nei nostri paesi. Quando nacque nel 1980 la “Tanzania Albinos Society”, società che aveva l’obbiettivo di insegnare a questi “africani bianchi” a conoscere i loro problemi per sapere come difendersi , contò gli albini della Tanzania : erano 170.000 !
La proporzione è purtroppo di uno ogni 20.000 abitanti in europa contro oltre cento ogni 20.000 abitanti nell’africa subsahariana !
Cento volte più numerosi proprio là dove i problemi sono ingigantiti dal clima !
Cosa è stato fatto e cosa possiamo fare
Piero Talini, rappresentante del governatore ha affiancato l’opera del presidente Lotti e dei suoi successori alla guida del club Marino Marini e ha coordinato prima i club del gruppo Arno e poi tutti quelli che hanno aderito all’iniziativa.
Siamo stati 14 club fino al Giugno 2001 e, con l’aiuto prezioso del distretto, abbiamo inviato i primi aiuti al team della dottoressa Leppard.
Nel 1999-2000 sono stati inviati in Tanzania, attraverso il rotary club di Moshi, i fondi raccolti dai club che hanno aderito al progetto (circa 35000 $).
Sono stati inoltre acquisiti, donati da ditte di ottica, ed inviati in Tanzania alcune migliaia di occhiali speciali protettivi, oltre una grande quantità di cappelli a tesa larga e camicie a maniche lunghe utili per la protezione individuale.
Dal Luglio 2001 ci stiamo adoperando per inviare all’ospedale “Dermatology Training Center” di Moshi in Tanzania apparecchiature al laser specifiche per i tumori della pelle, cercando di superare impreviste difficoltà burocratiche.
Sempre nell’annata 2001/02 si sono raccolti ed inviati al Dermatology Center circa 5000$ (di cui 2500$ raccolti dal Rotary Club di Parma).